a. neuman (7)

Per me il presente è qualcosa di molto più complesso dell’attualità.
L’attualità parla solo di quello che accade oggi.
Il presente, al contrario, ha la capacità di avere memoria e anche di anticiparsi.
Di guardare passato e futuro. E di metterli in relazione.
Penso che l’arte appartenga al presente, non all’attualità.

frattura

Se ci pensi, la prima immagine della bomba atomica che ti viene in mente non è quella delle vittime. È il fungo. Prima di tutti i morti vedi l’esplosione.
Per questo i sopravvissuti, che se ne rendessero conto o meno, erano già ribelli.
La loro semplice esistenza era contestataria, perché non era prevista.
A Hiroshima e a Nagasaki, non c’era nulla cui ribellarsi o arrendersi.
Era contro tutti e senza nessuno. Dico che era il futuro.

I giapponesi preferiscono nominare concretamente il modo in cui una persona muore.
Di vecchiaia, in combattimento, per amore, in un incidente.
In questo modo ti suggeriscono che tipo di vita ha avuto quella persona.
Non esiste la morte in generale, per così dire, ma le morti degli individui.
Ma a Hiroshima e a Nagasaki questa cosa è venuta meno.
Si sono spezzati il concetto e la lingua.
Perché in quei casi c’era stata la morte. Un sostantivo di massa. (Frattura)

 

Hiroshima
Hibakusha tesori viventi (video – link)

Hibakusha è il termine giapponese per definire un sopravvissuto, composto da tre ideogrammi: hi che significa ricevere o subire, baku che sta per esplosione e sha che indica persona.

Frattura è la storia di Yoshie Watanabe, di un secolo ferito, di un mondo lacerato; ma è anche e soprattutto un canto di resilienza in grado di illuminare la bellezza trascurata delle cose rotte.

Hiroshima Panel
Hiroshima Panel (Maruky Gallery – link)

C’è chi sostiene che il passato non si può comprendere, che è un fenomeno opaco per definizione.
Se mi chiedessi qual è la mia opinione personale, ti parlerei dell’arte del kintsugi.
Il kintsugi è la celebrazione delle cicatrici, l’elogio delle linee di frattura.

Tutte le cose rotte, hanno qualcosa in comune. Una crepa che le unisce al loro passato.

Il discorso sulla memoria storica sembra costringerti a scegliere tra guardare indietro o andare avanti. E l’arte del kintsugi è una confutazione fisica e sintetica di quella dicotomia, un oggetto riparato attraverso il kintsugi è un oggetto che viene restituito al futuro, che può essere utile oggi, ma che ricorda indelebilmente ciò che gli è successo, e addirittura ne aumenta il valore.
Non sarebbe affascinante applicare quel principio di riparare mostrando le crepe, di ricostruire il presente e dargli un futuro senza negare il passato, non solo agli oggetti ma anche alle persone, all’amore e alla politica?

viaggiatore

Diffido degli scrittori che esprimono la propria opinione su tutto, sempre, perché credono che questo sia il loro dovere … Ne Il viaggiatore del secolo si danno molte opinioni, certo. Ma non sono io a darle: le esprimono i miei personaggi che non sono mai d’accordo tra loro. E le loro opinioni sono frutto della curiosità, non del dovere morale di impartire lezioni a nessuno.
Le idee cambiano il mondo, chiaro. Ma centimetro dopo centimetro. Parola dopo parola. Ed è compito di tutti. Mi rifiuto di condividere la separazione tra scrittori e lettori.
Leggere un libro cambia il mondo tanto quanto scriverlo.

sensibile

Niente è più personale della pelle.
Le si attribuiscono indicativamente quattro chilogrammi e due metri quadrati d’infinito.

Sarebbe bene chiedersi se sulla pelle vi siano ferite o se, in termini storici, la pelle sia una ferita in movimento. Dalla trincea che separa le battaglie del passato e la sopravvivenza presente, rispondono le cicatrici. (Anatomia sensibile)

Ciò che mi provoca rifiuto e fatica è l’oppressione estetica che Photoshop produce e la nostra incapacità di generare un’iconografia alternativa a quella. In altre parole, la domanda che mi sono posto, al di là di questo libro, è come questi strumenti influiscono sulla nostra incapacità di immaginare, in questo caso, il corpo. Sono stanco della fotogenicità come punto di partenza dell’immaginario o, meglio, come ostacolo all’immaginazione.

Il corpo è un testo che racconta l’intera storia della nostra vita. Invece di cercare di cancellarlo o vergognarci, come vorrebbe l’industria cosmetica, è importante imparare a leggerlo.
Bisogna costruire un’altra estetica: una poesia ribelle.

Mantova
Andrés Neuman – Festivaletteratura (video clip)

ombelicale

Non m’azzardo a invocarti anzitempo, nel caso tu sparissi. O la superstizione funziona all’inverso, e nominarti ti conferma?
Penzoli da un filo ma non sei fragile, perché ancora ignori la tua fragilità: sei piuttosto la nostra.
Mentre ti dico, nasco. (Ombelicale)

Ho iniziato a scrivere questo libro, per dialogare in modo fantasioso con mio figlio.
Tutto è iniziato con una domanda molto elementare: che tipo di preparazione può avere un uomo?
Che tipo di emozione si può provare e che tipo di cordone parallelo si crea prima della nascita? Veniamo al mondo molto prima di nascere. I bambini si manifestano e si fanno sentire fin dal primo minuto.
Hai nove mesi davanti a te per affrontare lo shock generato dall’imminente arrivo, e lavorare su un’attesa che può essere molto creativa e che, però, non ci è stato insegnato a gestire.
Per me, che vengo da una famiglia di musicisti, è stata una scoperta sapere che mio figlio poteva già sentirmi e distinguere il mio canto.
Nella misura in cui ci si mette in gioco, nella misura in cui la biologia ce lo consente, superando i limiti culturali e di educazione affettiva, ci si sente padre ben prima della nascita.