Cechov

Ciò che a noi sembra serio, significativo, col passare del tempo sarà dimenticato o sembrerà irrilevante.
Ed è curioso che noi oggi non possiamo assolutamente sapere che cosa domani sarà ritenuto sublime, importante e che cosa meschino, ridicolo.
E la nostra vita, che oggi viviamo con tanta naturalezza, apparirà col tempo strana e scomoda, priva di intelligenza, non sufficientemente pura, forse addirittura immorale.

Anton Čechov

Cechov family

Erano uomini che potevano sognare; non governare. Rovinavano la propria vita e quelle degli altri; erano dissennati, deboli, futili, isterici; ma, suggerisce Čechov, felice il paese che può produrre questo tipo d’uomo.
Buttavano via occasioni, evitavano di agire, passavano notti insonni a progettare mondi che non avrebbero mai costruito; ma il semplice fatto che questi uomini, così pieni di fervore, di fuoco d’abnegazione, di purezza di spirito, di nobiltà morale, il semplice fatto che questi uomini siano vissuti e probabilmente continuino in qualche modo a vivere in qualche angolo della sordida e spietata Russia di oggi è una promessa di cose migliori per il futuro del mondo — forse perché la più ammirevole delle ammirevoli leggi della natura è la sopravvivenza del più debole.

Io raccomando con tutto il cuore di prendere in mano il più spesso possibile i libri di Čechov (anche nelle traduzioni che hanno dovuto sopportare) e di sognare su di essi come chiedono di essere sognati.

Vladimir Nabokov – Lezioni di letteratura russa

Grossman

Čechov ha introdotto nei suoi racconti milioni di persone di tutte le classi, ceti, età, da vero democratico, lo capite? Da vero democratico! Nessuno, neanche Tolstoj, ha detto con tanta chiarezza: noi tutti, prima di ogni altra cosa, siamo uomini, capite?
Uomini, uomini, uomini. Solo in un secondo tempo, siamo vescovi, bottegai, possidenti, operai. Gli uomini sono buoni o cattivi non in quanto vescovi o operai, ma in quanto uomini.

Vasilij Semënovič Grossman

majakovskj

Voi non conoscete Čechov! Voi lo avete trasformato in una bàlia, nella nutrice di tutti i reietti, che gemono con voce sorda. Io invece voglio salutarlo come membro della dinastia dei Re della Parola.

Vladimir Vladimirovič Majakovskij

 

Corsia n. 6

Tra le mura del reparto psichiatrico d’un ospedale della provincia russa, un ricoverato, Ivàn Dmitrič Gromov, discute con il dottore Andréj Efimyč Ràgin, un medico che ha perduto ogni illusione non solo sulla sua professione, sulle istituzioni sanitarie, sulla società, ma pure su se stesso. Nel reparto n. 6 scienza e filosofia si spogliano della loro retorica; i confini tra follia e salute si rivelano una tenue convinzione. Non si riesce a discernere chi sia pazzo e chi sia sano di mente.

Parata n.6

Quando ho finito quella storia ieri sera, ho scoperto che mi perseguitava. Non potevo stare nella mia stanza. Mi sono alzato e sono uscito. Mi sentivo come se fossi stato rinchiuso nel reparto numero sei.

Vladimir Il’ič Ul’janov (Lenin)

Reparto n. 6 risale al 1892 e segna il momento in cui Cechov rifiuta definitivamente l’influenza di Tolstoj. Non smetterà mai di venerare l’artista e di amare l’uomo, di considerarlo come «il più grande». Ma in cuor suo non gli obbedirà più. Non idealizzerà il popolo: «In me scorre il sangue di un moujik, e le virtù del moujik non mi stupiscono».

Tutta la Russia interpretò la metafora a modo suo … Il reparto n. 6, con le sue finestre sbarrate, era l’impero; all’infermiere brutale era facile dare un nome. Il medico privo di volontà e di coraggio era tutta l’intelligencija. Era proprio questo che Cechov aveva voluto far intendere, scrivendo Il reparto n. 6? Si era sollevato contro la dottrina di Tostoj oppure criticava davvero il regime? O, con ancora maggiore profondità, criticava tutta la condizione umana?

Irène Némirovsky

Cresciuto in una famiglia di umili origini, sovrastato da un padre autoritario, Anton Cechov ha avuto un’infanzia che ha profondamente segnato la sua vita e condizionato la sua intera produzione letteraria.
Un’infanzia «senza infanzia», come disse lui stesso, vissuta nella consapevolezza di una condizione miserabile e nel terrore della violenza. In una lettera a un amico scrisse: «Mio padre cominciò a educarmi, o più semplicemente a picchiarmi, quando non avevo ancora cinque anni. Ogni mattina, al risveglio, il mio primo pensiero era: oggi sarò picchiato?».
Irene Némirovsky è sempre stata affascinata dalla figura di Cechov, morto un anno prima della sua nascita. L’autore di Zio Vanja fu per lei un riferimento costante, una sorta di padre intellettuale a cui ha dedicato questa biografia romanzata.

BuninCechov

«Che cosa scriverete sul mio conto nelle vostre memorie?» chiese un giorno Čechov a Bunin. «Vi prego, evitate di scrivere che ero “un simpatico talentuoso e un uomo di specchiata onestà”».

Vita attraverso

Il mio – diciamo così – curriculum vitae vi è noto nelle grandi linee. La medicina è la mia moglie legittima, la letteratura l’illegittima. Com’è naturale, si intralciano fra loro, ma non abbastanza da far sì che una escluda l’altra.
Non sono ricco e vivo esclusivamente del mio guadagno.
Quanto più vado avanti con gli anni, tanto meno e più pigramente lavoro. Sento già la vecchiaia. Quanto poi al panteismo, del quale mi avete scritto alquante buone parole, ecco cosa vi rispondo: al di sopra della fronte gli occhi non spuntano, ognuno scrive come sa.
Vorrei fare di più, ma mi manca la forza.
Se la qualità del lavoro letterario dipendesse appieno e soltanto dalla buona volontà dell’autore, credetemi, di buoni scrittori ne conteremmo a decine e a centinaia. Il problema non sta nel panteismo, ma nella misura dell’ingegno.

ANTON CECHOV, 11 febbraio 1893

SenzaTramaSenzaFinale

É più facile scrivere di Socrate che d’una signorina o d’una cuoca.
Mi si rimprovera di scrivere solo di avvenimenti mediocri, di non avere eroi positivi.
Volevo solo dire alla gente in tutta onestà: guardate, guardate come vivete male, in che maniera noiosa. L’importante è che le persone comprendano questo; se lo comprendono inventeranno sicuramente una vita diversa e migliore.

ANTON CECHOV, 1900

PaginaTuttoCechov

Tutto Cechov – I teatri alla radio – Rai Radio Techetè (link)

Viaggiatore
Elia Schilton legge Anton Čechov – Il viaggiatore di prima classe
Ad alta voce – Radio TRE (link)

Grisha
Elia Schilton legge Anton Čechov – Grisha e il racconto del giardiniere capo
Ad alta voce – Radio TRE (link)

Dušečka
Elia Schilton legge Anton Čechov – Dušečka
Ad alta voce – Radio TRE (link)

Violino
Elia Schilton legge Anton Čechov – Il violino di Rothshild
Ad alta voce – Radio TRE (link)

Scommessa
Elia Schilton legge Anton Čechov – La scommessa
Ad alta voce – Radio TRE (link)

 

Cinema

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Video
Trailer «Reparto №6» (Палата №6 – video)

Reparto 6 – Regia di K. Shakhnazarov e A. Gornovskyi

Il cinema non conosce confini, il linguaggio del cinema non richiede traduzione e avvicina le persone provenienti da diversi paesi.
E anche se i fi lm hanno sempre una nazionalità, il cinematografo difende gli ideali universali dell’umanesimo e i valori spirituali e morali, e parla di ciò che preoccupa tutte le persone sulla terra – il bene e il male, la guerra e la pace, l’amore, l’amicizia e la bellezza.

K. Shakhnazarov

MosFilmStudio

Adattamento cinematografo del racconto di Antòn Pavlovič Čechov.

Il dottor Andréj Efimyč Ràgin, chiuso nella sua solitudine, nel suo isolamento, nella sua autoanalisi, è forse una delle figure chiave non soltanto dell’opera cechoviana, ma dell’intera letteratura del XX secolo.

La pellicola è stata interamente girata all’interno di un ospedale psichiatrico secondo il moderno linguaggio cinematografico tra documentario e docu-fiction.