Gli incontri della vita sono guidati dal caso, ma quando non lo si lascia scivolare impunemente davanti agli occhi e lo si riconosce, allora il caso, da cieca natura di coincidenza aleatoria, rivela il senso misterioso che portava con sé, diventa una montaliana occasione, entra nella nostra vita quale evento, alla stregua degli altri eventi fondamentali da cui la nostra vita è segnata e scandita.
Il ‘caso’ si chiama Fernando Pessoa, anche se allora non sapevo bene chi fosse.
O meglio, significa uno studente che pensava di essere tagliato per la filosofia, la Sorbona, molto tempo ben perduto a Parigi a scoprire cose diverse dalla filosofia, la decisione di tornare in Italia perché quello studente si era accorto che la letteratura gli piaceva di più.
E un libro di versi dall’aspetto povero, in un’edizione a tiratura limitata, comprato per puro caso su una bancarella andando alla Gare de Lyon: Fernando Pessoa, Bureau de tabac.
Titolo davvero singolare per una poesia, perché di una poesia si trattava, firmata da un certo Alvaro de Campos che lì per lì mi sembrò uno pseudonimo dell’autore.
Pessoa, chi era costui? E il portoghese, che lingua era? E il Portogallo, dov’era?
Da qualche parte era, ma per l’Italia e l’Europa non stava in nessun luogo, perché il Portogallo di Salazar aveva girato le spalle all’Europa e l’Europa aveva fatto lo stesso.
Eppure, che grande poeta era quel signore ignoto di un paese ignoto che scriveva in una lingua ignota: lo intuivo dalla traduzione francese.
Antonio Tabucchi – Di tutto resta un poco
Finestre della mia camera […],
date sul mistero di una strada attraversata constantemente da gente,
su una strada inaccessibile a tutti i pensieri,
reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa,
col mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri, […]
Tabaccheria (trad. di Antonio Tabucchi)
In portoghese Pereira significa albero del pero e, come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città.
Con questo volli rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia.
Ma c’era un altro motivo, stavolta di origine letteraria, che mi spingeva verso questo nome: un piccolo intermezzo di Eliot, Fragment of a Prologue, dove ricorre la domanda: “What about Pereira?” e in cui due amiche evocano, nel loro dialogo, un misterioso portoghese chiamato Pereira, del quale non si saprà mai niente.
Il dottor Pereira mi visitò per la prima volta in una sera di settembre del 1992.
A quell’epoca lui non si chiamava ancora Pereira, non aveva ancora i tratti definiti, era qualcosa di vago, di sfuggente e di sfumato, ma aveva già la voglia di essere protagonista di un libro.
Era solo un personaggio in cerca d’autore. Non so perché scelse proprio me per essere raccontato.
Antonio Tabucchi – Sostiene Pereira
Ma non è solo il Portogallo, il luogo di Tabucchi: si potrebbe riempire un atlante di segni sui suoi luoghi che ha attraversato e raccontato: è stato, come pochi altri scrittori italiani, un cosmopolita. Non solo un autentico viaggiatore, ma un autore capace di creare mirabolanti cortocircuiti tra storia, storie e geografie.
Paolo Di Paolo – Un’idea di Tabucchi

Antonio Tabucchi – Sostiene Pereira (audio – link)

Antonio Tabucchi raccontato da Paolo di Paolo (estratto audio – link)
Sostiene Pereira (JeanVigoFilm – Trailer)
Quando uscì Sostiene Pereira Marcello Mastroianni telefonò a Tabucchi, che peraltro già conosceva, e gli disse con quella sua voce indimenticabile: «Pereira sono io».
Era una candidatura, poi realizzata, per interpretare il personaggio sullo schermo.
A Pisa, quando ci fu l’anteprima del film di Faenza, l’attore si era commosso per gli applausi e si muoveva in platea impacciato, come se fosse ancora Pereira.
Paolo Mauri – 26 marzo 2012
Se di tutto resta un poco – Sulle tracce di Antonio Tabucchi (Trailer)
Temo le persone forti, quelle che possiedono grandi convinzioni, grandi principi. Non immagino il mio lettore con grandi convinzioni e principi, bensì come una persona aperta al mondo, alla casualità della vita e a quella dose di mistero che la vita contiene e che è sempre imprevedibile. Per dirlo in una frase, lo vorrei disponibile all’imprevedibilità dell’esistenza.
Gli zingari e il Rinascimento (estratto video – link)
Qui non c’è elettricità, il Comune non ce l’ha mai portata.
C’è però un tubo dell’acquedotto comunale con un rubinetto, e tutta questa gente che vedi, Liuba, sia quelli insediati qui, sia gli ‘abusivi’ dell’altra parte, si riforniscono di acqua a questo tubo.
La bambina non sembrava una bambina, sembrava una mela vizza, aveva un volto allo stesso tempo antichissimo e da feto come hanno i bambini prematuri.
Antonio Tabucchi – Gli zingari e il Rinascimento
Luigi Surdich – Il tempo invecchia in fretta (video – link)
Credo di aver capito una cosa, che le storie sono sempre più grandi di noi, ci capitarono e noi inconsapevolmente ne fummo protagonisti, ma il vero protagonista della storia che abbiamo vissuto non siamo noi, è la storia che abbiamo vissuto.